“Bello, divertente, scritto bene e figo”: non è la motivazione di uno dei due premi (il Recalmare-Sciascia 2016 e NebbiaGialla 2017) vinti da Il ballo degli amanti perduti, ma la “recensione” della lettrice Luciana Littizzetto, che di Gianni Farinetti, suo conterraneo, apprezza anche la piemontesità autentica come la sicilianità di Camilleri.
Farinetti è scrittore di lungo corso e giallista di grande mestiere, che ama definire artigianale. Il ballo degli amanti perduti è un romanzo di amore e morte ben congegnato, una commedia nera i cui personaggi e luoghi sono elencati all’inizio, come di consueto, dall’autore.
Tra i numerosi personaggi, ritroviamo lo sceneggiatore cinematografico Sebastiano Guarienti, allontanatosi da Roma e dal suo compagno per rifugiarsi nella sua Alta Langa piemontese e il maresciallo maggiore Beppe Buonanno, comandante della stazione dei Carabinieri di Monesiglio, già protagonisti di Rebus di mezza estate.
È Guarienti a innescare l’azione, durante una tavolata a base di uova al paletto innaffiate da barbaresco: interpellato, lancia la proposta di un ballo di Capodanno in maschera nel malandato castello di Rocca Bormida. Franco Masoero, sindaco dell’immaginario Comune e sedicente imprenditore/possidente, la accoglie con entusiasmo.
Intorno ai preparativi del veglione ruota tutta la comunità e prendono corpo i numerosi personaggi. Tragicomici e ambigui per lo più, tanto che durante il ballo mascherato, quando il sindaco Masoero – un bastardo tracotante, “una semplice merda d’uomo” – viene ammazzato, quasi tutti e duecento gli ospiti sono sospettati del sanguinoso omicidio. E il festone di Capodanno diventa una langarola matassa di equivoci, omertà, falsi indizi in mano al maresciallo Buonanno. A fargli trovare il bandolo saranno i tarocchi della masca Onorina-la settimina, personaggio che vive in simbiosi con il paesaggio.
L’ambiente delle Langhe, descritto con eleganza da Farinetti, è lo scenario invernale idilliaco in cui si dipana l’azione, in netto contrasto con segreti, rancori e marcio che vi covano, nascosti in mezzo ad affetti profondi.
Nella narrazione predominano i dialoghi, dove compaiono espressioni tipiche del dialetto piemontese – ad esempio galvandra, peggiorativo galvandrone – che tradotte e illustrate con ironico garbo, non mettono in difficoltà il lettore, anzi.
AUTORE > Gianni Farinetti
TITOLO > Il ballo degli amanti perduti
EDIZIONI > Marsilio; Collana > Farfalle/I Gialli
ANNO > 2016
PAGINE > 360; Prezzo di copertina > 18 euro; (e-book 9,99 euro).
REPERIBILITÀ > Si trova Nelle librerie, in Rete, nelle biblioteche.
ILLUSTRAZIONI > Copertina di Fabio Visintin
PREMI e/o RICONOSCIMENTI > Vincitore (agosto 2016) della XXVII edizione del Premio letterario “Recalmare - Leonardo Sciascia - Città di Grotte”; gli è stato assegnato anche il “Premio speciale Giuria popolare”. Vincitore del Premio Nebbiagialla 2017.
STRUTTURA DELL’OPERA > L’azione si svolge in due Atti, preceduta dall’elenco dei Luoghi e personaggi dell’azione e dall’Antefatto.
Cinque capitoli compongono l’Atto I, che inizia martedì 29 dicembre; sette capitoli l’Atto I I, da venerdì 1° gennaio a sabato 2. Infine l’Epilogo e una Nota.
LUOGHI > L’Alta Langa piemontese, Monesiglio (Foto), Gorzegno.
UN BRANO > “Onorina-la-settimina è da decenni in odore di stregoneria. Essendo appunto nata di sette mesi (età imprecisata, comunque più sui novanta che ottanta) è considerata in paese dai più maligni una masca, cioè una fattucchiera, dalla quale ci si deve guardare. Conosce tutte le erbe e la si vede sui terrazzamenti più in alto china a raccoglierne manciate facendo spaventare persino i cacciatori, legge i tarocchi, dice che sa curare…”.
Lettura > Avvincente